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Ostinato & Contrario

L'estetica della resilienza

"Ostinato e contrario" prende vita dall'estetica della resilienza, messa in forma di concerto. Ispirato all'album di Fabrizio de Andrè intitolato "In direzione ostinata e contraria", il nostro programma si svolge tra contrasti continui tra gli "ostinati" del periodo barocco, ovvero bassi che si ripetono sempre uguali e sui quali i compositori inventavano mille variazioni, ed i mantra degli anni 70 di Philip Glass, primo esempio della minimal music.

Minimal e ostinati si somigliano per certi versi ma, mentre l'ostinato spinge verso continui cambiamenti, la musica minimale respinge questa tendenza rimanendo pressoché uguale a se stessa nel tempo che tende a perdere la sua dimensione. I testi fanno il resto: la contrarietà e la resilienza della madre che racconta la tragedia del figlio trucidato (Gesù), la protesta amorosa di "Cieco nume" e il violento senso di impotenza in "Che si può fare?" così come il sarcasmo cinico di "Folle è ben che si crede" ed il lamento di "Mio ben".

 

 

Programma / Programm

Philip Glass (1935)
Music in contrary motion


Barbara Strozzi (1619–1677)

Che si può fare?


Luigi Rossi (1597c.–1653)

Mio ben passacagli

Diederich Buxtehude (1637–1707)
Passacaglia in D



Tarquinio Merula (1595–1665)

Folle è ben che si crede
Canzonetta spirituale sopra la Nanna


Juan Bautista José Cabanilles (1939)

Xàcara


Giovanni Legrenzi (1626–1690)

Cieco nume
da Echi di riverenza


Philip Glass (1935)

Mad Rush

Arañes
La Chacona


 


Marina Bartoli - Voce
Claudio Astronio - Organo / Orgel